La sicurezza, relativa ai beni patrimoniali, ma anche quello delle persone, è un ambito che coinvolge gli operatori sia sul piano personale che su quello professionale. Spesso questi ambiti si prestano ad interpretazioni approssimative e superficiali, dimenticando che la gestione della sicurezza richiede un approccio scientifico basato su ricerca, analisi ed approfondimento.
Infatti, se si analizza questo ambito da un punto di vista orientato alla logica e all'efficacia, e focalizzato sulla sicurezza delle persone, emerge che l'errore più comune e più diffuso è quello di pensare che il contesto preveda solo un'aggressione (il problema) e la difesa reattiva (la soluzione), ignorando che in realtà tra i due momenti ci sono molte variabili e, soprattutto, trascurando un fattore invece cruciale: tutto ciò che accade prima che l'aggressione abbia inizio, ossia la PREVENZIONE.
Esiste un diffuso e generalizzato gap culturale che generalmente antepone l'esercizio della difesa attiva (ossia l'extrema ratio - il conflitto) ad ogni criterio di prevenzione del pericolo e di consapevolezza del rischio. È infatti opinione diffusa che in caso di minaccia alla propria incolumità, l'unica soluzione prevista sia quella di utilizzare gli strumenti atti a difendersi, e quindi focalizzati solo sul confronto vero e proprio, ignorando che la strategia che garantisce il più alto livello di tutela della persona e la migliore gestione della situazione critica è di riconoscere in anticipo la minaccia.
Se, al contrario, si passa solo dal "problema" alla "soluzione", quindi dall'aggressione alla difesa (conflitto vero e proprio), senza considerare tutto quello che accade prima e che consentirebbe una gestione più efficace e meno rischiosa, ossia la "prevenzione", allora mettiamo in pericolo l'operatore, e non possiamo più parlare di sistema moderno ed evoluto di gestione del contesto pericoloso. Anzi... Purtroppo, tranne rarissime ed illuminate eccezioni, oggi trascurare la previsione è ancora la prassi.
In questa desolante considerazione la Vigilanza Privata, e in particolare i suoi operatori sul campo, ovvero le GPG, non fanno eccezione. E ciò può essere anche favorito, quantomeno sul piano psicologico, dal fatto che esse operano armate. La V.P., comparto importante della sicurezza, svolge prevalentemente compiti di tutela ai beni patrimoniali ma, in casi specifici, come le strutture sanitarie, si occupa anche dell’incolumità delle persone. Ciò necessita di una professionalizzazione più evoluta e definibile specialistica, riguardo sia alla tutela propria che di terzi, viste le maggiori possibilità di aggressioni per ragioni di servizio, e sia riguardo eventuali specializzazioni, visto che le tipologie di servizio sono varie e con caratteristiche differenti. Infatti, pur avendo in comune l'osservazione ambientale relativa a cose e persone, le modalità di esecuzione differiscono in maniera notevole, tali da rendere necessaria una maggiore formazione professionale. Questa formazione, però, pur essendo prevista dalla normativa di settore, attualmente viene alquanto trascurata e soprattutto poco applicata, rendendo il lavoro della GPG meno efficace di quanto potrebbe essere.
L'approccio di tipo previsionale, ovvero l'essenza della scienza del Riconoscimento Precoce della Minaccia, dovrebbe essere considerata preponderante in un sistema complessivo di sicurezza, visto che il settore della Vigilanza Privata è molto eterogeneo, complesso e ricco di vincoli, e di conseguenza sarebbe auspicabile (a mio avviso fondamentale) che l'insegnamento di tale scienza venisse integrato nei vari contesti formativi professionali.